Edizione 2019

PERCORSI


People and Community. Serve un confine per un’identità?

Cosa vuol di far parte di una comunità? Quali sono i pregi e i limiti dell’adesione a un gruppo che condivide e difende a volte con strenua forza, l’appartenenza a una nazionalità, cultura, lingua o religione comune o anche a un semplice ambiente lavorativo? Il percorso People and Community si propone di analizzare queste domande fondamentali nella nostra società in cambiamento. In una società orientata sempre più alla condivisione on e off line, alla convivenza, alla migrazione continua, il concetto di confine diviene sempre più mobile e fluido. C’è allora chi protesta e rivendica la necessità di alzare “barricate” più forti per evitare l’ingresso di un potenziale nemico, un invasore portatore di nuovi modelli e custodire l’integrità di una struttura, di un potere o di una società. C’è chi è più incline a un’apertura, a un’accoglienza di ciò che percepisce come diverso o potenzialmente pericoloso ma solo dietro adeguati argini e interventi di controllo. E c’è ancora chi consapevole di un’inevitabile società sempre più mescolata e dinamica sa che ci sono confini impossibili da tracciare e inarrestabile ma anche vitale è la spinta che porta comunità sempre più miste e trasversali a incrociarsi e trasformarsi.

Il percorso People and Community. Serve un confine per un’identità? accompagna gli studenti in un percorso critico e dialogico che affronta i temi dell’appartenenza e integrazione per capire i meccanismi che portano alla creazione di un gruppo/comunità e come sia possibile aprirsi all’incontro e scambio senza perdere la propria identità, tradizione o radici. Un’opportunità per comprendere come l’incontro e la contaminazione di “comunità” diverse possa essere un’occasione di arricchimento, interscambio e di rigenerante ridefinizione.

REMEMBER THE DRAGONS…

Triennale Teatro dell’Arte, 18 – 20 ottobre 2018

di Berlin (BE)

“Nelle nostre vite ci sono principesse che non attendono altro che vederci agire, solo una volta, con bellezza e coraggio …

Seduto intorno a un tavolo il pubblico si immerge in un universo di favole multietniche e cosmopolite. Protagoniste di Remember the dragons sono 30 misteriose storie raccontate da bambini provenienti da 21 Paesi diversi in ben 15 lingue sottotitolate in italiano: olandese, ucraino, tedesco, spagnolo, inglese, russo, arabo, gujarati, francese, croato, cinese, danese, italiano, ebraico, rumeno.

Come in ogni favola che si rispetti, non esistono confini alla fantasia e la compagnia Berlin si diverte a giocare a cavallo tra verità e finzione con storie che sembrano a volte troppo assurde per essere vere. Come quella della ragazza del Marocco che non sente mai la fame né il dolore e raramente prova il desiderio di dormire o il ragazzo danese che al suo quarto compleanno spera di diventare una ragazza o ancora il ragazzo sudafricano che una notte di nascosto traccia dozzine di cerchi di grano in compagnia del nonno.Ma come funziona esattamente? Remember the dragons è una performance interattiva che prevede un grande tavolo con 30 schermi e 30 postazioni per il pubblico: uguali storie le storie che verranno raccontate sia ai bambini sia agli adulti, ma diversa la prospettiva del racconto.

FORMULATION OF ASSEMBLY

Mare Culturale Urbano, 2 dicembre 2018

di Zoya Sardashti

Come si creano pratiche di solidarietà e alleanza in una società segnata da violenza e precarietà? L’artista, performer e mediatrice culturale Zoya Sardashti con l’evento-workshop Formulation of Assembly porta in luce le riflessioni maturate a partire dal testo Note per una Teoria Performativa di Judith Butler. Secondo Butler l’assemblea può “costituire una forma incarnata di contestazione delle più recenti e potenti concezioni dominanti dello scenario politico”. L’atto di riunirsi in una piazza, in un teatro o in un parco può rendere manifesta la consapevolezza di una situazione condivisa e dei limiti che questa condivisione porta con sé, specialmente in un mondo in cui paura e sorveglianza destabilizzano la forza della dimostrazione pubblica.

La performance può essere un mezzo per generare nuove forme di alleanza e nuove possibilità di “assemblaggio”? Nel corso del seminario il pubblico partecipante, realizzerà delle strategie coreografiche per esplorare i limiti e le potenzialità dell’assemblea come pratica relazionale ed estetica.

AMI VERAMENTE IL TUO PAESE? – LA CANZONE NAZIONALE (THE NATIONAL SONG)

SPIRIT de Milan, 18 – 20 gennaio 2019

di Wunderbaum

La canzone nazionale può provocare sentimenti confusi. Può commuovere, fa emergere ricordi personali o legati al paese di origine, può diventare inascoltabile ma, inevitabilmente, tocca sempre chi la ascolta. È un riferimento alla memoria collettiva, unisce chi la canta e così diventa un mezzo per affermare l’appartenenza a uno stesso gruppo.

Per questo la canzone nazionale è anche politica: parla di un popolo e di un certo suono, di parole che fanno parte di una comunità, mentre non parla a coloro che non conoscono la lingua e la musica. Da questa riflessione Wunderbaum crea uno show musicale, teatrale e politico coinvolgendo diversi cori locali, due musicisti olandesi e attori olandesi e italiani che lavoreranno su dieci canzoni nazionali.


Percorso Anniversario – Su il sipario… per Paolo Grassi

In occasione della mostra evento che si terrà nelle sale degli arazzi a Palazzo Reale dal 25 gennaio al 24 marzo – Paolo Grassi. Diari e percorsi di un grande organizzatore culturale 1919 – 2019 – Stratagemmi Prospettive Teatrali presenta Su il sipario…per Paolo Grassi!

Il percorso di visione e formazione critica è dedicato agli studenti degli Istituti superiori di Milano che potranno confrontarsi con una delle figure più iconiche del panorama teatrale italiano, iniziare a conoscerne le intuizioni e il lavoro oltreché a mettersi loro stessi alla prova attraverso un laboratorio di scrittura per la scena.

Un teatro che ha una natura profondamente sociale, un teatro che è strumento di democrazia, un teatro che è pubblico servizio. Questi sono i cardini della visione di Paolo Grassi che voleva un’arte teatrale capace di contribuire alla costruzione morale e organizzativa della società.

Da queste convinzioni nasce un percorso di avvicinamento a tutto tondo sulla figura di Paolo Grassi, che offra una prospettiva ragionata sull’eredità del suo magistero nel teatro milanese, incoraggiandone una fruizione attiva e partecipata.

Il progetto articolato e multidisciplinare prevede:


Performance e nuovi linguaggi

Le forme dello spettacolo dal vivo non si esauriscono nell’arte teatrale.

Se parlando di teatro non si può prescindere da tre componenti fondanti e fondamentali – spettatori, attori, testo – quando si ha a che fare con i nuovi linguaggi, con la drammaturgia contemporanea o l’arte performativa, si fatica a trovare una collocazione precisa, una regola generale con cui definire l’eterogeneità delle proposte.

Alcuni punti rimangono comunque, letteralmente, al centro della scena: innanzitutto il rapporto col presente, inteso come quel qui e ora che nell’arte performativa – forse ancora più che in uno spettacolo tradizionale – trova una sua funzione significante, dovendo esprimere tutto il suo potenziale nell’arco di una singola “rappresentazione”. Ma la performance è anche come studiare una lingua straniera: scoprire i linguaggi non prettamente verbali della scena è anche l’occasione per gli studenti di esplorare nuovi modelli espressivi, confrontarsi con una grammatica in continua evoluzione, capace di proporre un’estetica della differenza e una prospettiva inusuale sulla realtà che li circonda.

Per questo il percorso si articolerà attraverso tre livelli di coinvolgimento diversi a cui corrispondono tre tipologie performative: una performance partecipata che elabora attraverso meccaniche di un gioco di società tematiche complesse, la rielaborazione di un classico letterario/teatrale rivisto e interpretato attraverso un linguaggio inedito come quello dei segni e un workshop che coinvolga i partecipanti attivamente nella creazione scenica, mettendoli a confronto in prima persona con le possibilità espressive del proprio corpo.

STORMO® REVOLUTION

Assab One, 13 – 18 ottobre 2018

di Effetto Larsen

Che strategie usano gli uccelli per migrare? Le prede per sopravvivere? STORMO® REVOLUTION è un progetto performativo basato sull’intelligenza collettiva che regola la formazione di gruppi. In un workshop altamente interattivo, ma che non richiede esperienze pregresse, vengono create le condizioni ad hoc per l’emergere di un’intelligenza collettiva: in breve tempo i partecipanti si trovano ad applicare spontaneamente le regole di movimento usate dalle creature animali per evolversi ed organizzarsi.

Attraverso una semplice modalità di relazione fisica e immediata si sviluppa così un ascolto attivo che supera i confini legati a ruoli, ceti sociali, cultura, lingua e nazionalità. Attingendo alle risorse sepolte nella memoria del corpo, il singolo impara a scoprirsi parte del gruppo e il gruppo a percepirsi come un’unica entità autoregolata.

Nato come progetto performativo nel 2010 al Danae Festival, STORMO® REVOLUTION ritorna sul palcoscenico del festival curato dal Teatro delle Moire che valorizza le esperienze artistiche della nuova scena contemporanea.

SCHOOLVISIT EUROPE

1 novembre 2018 – 15 febbraio 2019, presso gli istituti coinvolti

di Rimini Protokoll (DE)

Un’aula abbastanza grande, qualche presa elettrica, un paravento, un minimo di sette giocatori – ideale sarebbero 14 studenti e un docente – e almeno 2 ore e mezza. La Schoolvisit dei Rimini Protokoll è una performance che, intorno a un grande tavolo, coinvolge i partecipanti in un gioco interattivo che intreccia storie personali e meccanismi politici dell’Europa nel tentativo di rispondere a una domanda: quanta Europa c’è in ognuno di noi?

DANTE IN VISUAL ART

La Fabbrica del Vapore, 4 maggio 2019

di Emit Flesti 

Ispirato all’Inferno di Dante ed estratto dello spettacolo Dante con Voce nuova, il monologo Dante in Visual Art fonde lingua dei segni e immagini. Filippo Calcagno, giovane attore italiano segnante, narra alcuni canti dell’Inferno, accompagnato dalla voce dell’attrice Maria Vittoria Barrella, mentre le Illustrazioni di Gustave Doré evocano gli stessi passi della Divina Commedia. Il risultato è un’esperienza meta-teatrale che unisce sordi e udenti, restituendo al teatro il suo ruolo di strumento di inclusione sociale.


Scenari economici

L’economia è un elemento estremamente pervasivo nelle nostre vite.

Non solo ci riguarda quotidianamente attraverso la gestione dei nostri risparmi, ma si propone anche come una disciplina sempre più necessaria per la comprensione degli scenari economici e dei fenomeni sociali e politici del contemporaneo.

I termini della finanza e della macroeconomia – dallo spread al bail in passando per il quantitative easing – si sono inseriti profondamente nel nostro lessico e nel nostro immaginario, assimilati in modo più o meno consapevole.

Non è strano, dunque, che anche il linguaggio teatrale si confronti con questa scienza e i suoi scenari, elaborandoli attraverso le proprie forme e proponendo nuovi strumenti di analisi e comprensione che consentano a un ampio pubblico di avvicinarvisi.

Come portare sul palco un aspetto così concreto del reale? Con quali strumenti affrontarlo e come restituirlo con un linguaggio artistico?

L’incontro tra economia e teatro consente di illuminare nuove vie per raccontare questo aspetto del contemporaneo, analizzandolo attraverso un linguaggio diverso e peculiare, con potenzialità particolarmente attrattive per un pubblico adolescente. Il percorso Scenari economici prevede spettacoli caratterizzati da strutture particolarmente varie e differenziate: si spazia dalla narrazione monologica al “docuteatro”, fino all’autentico gioco interattivo. Gli studenti vengono così a contatto con un’ampia panoramica delle forme del teatro contemporaneo, nonché con sguardi diversi e nuovi sulla nostra attualità.

THE MONEY

Zona K, 22 febbraio 2019

di Compagnia Kaleider

The Money è la fusione tra un gioco di ruolo e una performance teatrale: il pubblico è invitato a far procedere l’azione e a sviluppare una drammaturgia seguendo le indicazioni della compagnia. All’inizio dello spettacolo sono individuati i “benefattori”, ai quali è richiesto un contributo minimo di 10 euro. Il gruppo dei benefattori ha 90 minuti per accordarsi su una causa a cui devolvere i fondi. Se non si giunge a un verdetto unanime nel tempo stabilito, la somma è devoluta ai benefattori dello spettacolo successivo. Nel frattempo, gli altri spettatori – in veste di “testimoni silenti” – vigilano sul funzionamento e le scelte del consesso.

La performance, partendo dal quesito “come si diventa benefattori?” apre le porte ad un’intrigante riflessione sull’utilizzo e il valore del denaro, nonché sul funzionamento dei procedimenti assembleari. Il pubblico viene coinvolto in una conversazione fuori dagli schemi riguardo ai fondamenti della convivenza sociale. Lo spettacolo ha riscosso un grandissimo successo, venendo messo in scena in cinque continenti, e in sedi prestigiose come il palazzo di Westminster e la Sidney Opera House.

MIO CUGINO O I SETTE VIZI CAPITALI

Zona K, 16 – 20 maggio 2019

di Mauro Pescio

Mio cugino o i sette vizi capitali è uno spettacolo di Mauro Pescio, con Mauro Pescio, Giulia Valli, Stefano Malatesta alla chitarra.

Quattro narratori, nonché attori non professionisti, raccontano una loro vicenda personale. Può trattarsi di una storia leggera o drammatica, di un semplice aneddoto o di un episodio fondamentale della loro vita.

Tre vicende sono effettivamente accadute, mentre una è inventata: è il pubblico a dover indovinare quale. A partire da questo format nasce la versione teatrale di “Mio cugino”: l’autore di questo spettacolo è andato personalmente a cercare storie che sfidassero il senso di realtà e le aspettative del pubblico, mostrando come le nostre vite possano essere attraversate da forze misteriose e insondabili.

Nel tempo ha incontrato persone le cui vite si sono incrociate con alcuni dei momenti più rilevanti della nostra storia recente.  Storie vere, che sembrano inventate, fanno riflettere sul labile limite tra realtà, informazione, autobiografia e sforzo di comprendere il mondo. Al pubblico il compito di ristabilire la verità, o semplicemente di interrogarsi su di essa.

HUMAN ANIMAL

Zona K, 8 – 9 maggio 2019

di La Ballata dei Lenna

Human animal è uno spettacolo di Paola Di Mitri, regia Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno, con Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno, e con la voce narrante Alex Cendron.

Human animal trae ispirazione da Il re pallido, romanzo incompiuto e pubblicato postumo di David Foster Wallace. Lo scrittore analizza le vicende tragicomiche di un gruppo di impiegati dell’Agenzia delle entrate americana, la loro “eroica” battaglia contro la noia sempre incombente anche e soprattutto a causa di una burocrazia disumana e disumanizzante.

Da questo romanzo frammentario, la compagnia “La Ballata dei Lenna” ha tratto uno spettacolo diviso in tre frammenti. Da una parte un ufficio, tre agenti del fisco e un’alluvione appena passata. Dall’altra una sala d’attesa gremita di pubblico. Nel mezzo uno schermo su cui lo spettatore vede proiettato il video-reportage della giornata di lavoro di tre impiegati. Con questo spettacolo viene proposto un incontro tra diversi linguaggi – cinematografico e teatrale, documentario e fiction. Il tentativo è quello di comprendere come si possa – e cosa significhi – restare umani nella complessità del quotidiano.


VINCITORI 

Emma Barile – Liceo Classico G. Parini, classe 3 C

Arianna Saber – Liceo Classico G. Carducci, classe 3 B   

Luna Selimovic – IIS C. Varalli, classe 3 C


PARTNERSHIP

Triennale Teatro dell’Arte, Mare Culturale Urbano, SPIRIT de Milan, Palazzo Reale, Piccolo Teatro di Milano, Assab One, La Fabbrica del Vapore, Zona K