I SIMBOLI DI ALCESTI

Leone Scognamiglio, 3A, Liceo Classico “G. Parini”

L’Alcesti è la tragedia euripidea più antica giunta a noi, presentata da Euripide alle Grandi Dionisie ateniesi del 428 avanti Cristo.

Il regista della rappresentazione teatrale ne opera una riscrittura in senso contemporaneo trasportando l’antico dramma ai giorni nostri in modo efficace ed intrigante e mettendo in luce temi scottanti come il confronto tra generazioni ed il ruolo soccombente della donna, l’egocentrismo del potere assoluto e l’anti eroismo che si incarna soprattutto nella figura di Admeto, non un sovrano illuminato, ma un personaggio incerto e ambiguo reso in tutta la sua viltà e doppiezza poiché spinto soltanto dal suo marcato egoismo.

Il primo momento saliente della messa in scena è costituito dal dialogo che si svolge tra Alcesti e l’addolorato Admeto che non vorrebbe il sacrificio di sua moglie ma che, tuttavia, si guarda bene dal rifiutare l’abnegazione dimostrata dalla donna, la quale ha già ingurgitato il veleno che le darà la morte, dopo essersi fatta promettere dal marito che egli non si sarebbe mai più risposato per non dare una matrigna ai due figli che rimarranno orfani di madre. Alcesti alla fine, presa in braccio da Admeto, scompare attraverso l’uscita del fondale.

La storia prosegue secondo la trama di Euripide ed essenziale è il momento in cui avviene lo scontro tra Admeto e suo padre Ferete: il primo rimprovera il padre di non aver accettato di morire al posto di Alcesti, il secondo rivendica il suo diritto alla vita, nonostante la tarda età. Il conflitto tra i padri e i figli viene rappresentato in maniera accesa, abbandonando i canoni tradizionali della tragedia greca per trasformarsi in un dramma moderno, più violento.

La generazione dei figli e quella dei padri. Admeto e Ferete, un figlio che vuole prolungare la propria esistenza e un anziano padre che non sacrifica la vita per salvare il figlio. Ferete, seppur anziano, ama profondamente la vita. Admeto, il figlio giovane, ha avuto la fortuna che un Dio gli proponesse di aver salva la vita in cambio di quella di un volontario. Admeto è l’egocentrico, al centro del proprio mondo e di quello degli altri: non rifiuta il sacrificio della propria sposa Alcesti, madre di figli in tenera età, da lui conquistata solo tramite l’aiuto del Dio Apollo. Admeto è un antieroe che mai agisce ma chiede al Mondo di agire per lui.

Lo spettacolo è dunque fonte di riflessione per vari motivi grazie alla “risonanza” conferita dal regista ai personaggi che divengono modelli simbolici capaci di andare oltre la rappresentazione del teatro antico e di fornire un modello anche per le nuove generazioni.


ALCESTI, UNA DONNA

da Euripide
regia e riscrittura Filippo Renda
con Beppe Salmetti, Filippo Renda, Irene Serini, Luca Oldani
scene e costumi Eleonora Rossi
disegno luci Fulvio Melli
suono Dario Costa
consulenza Maddalena Giovannelli
assistente alla regia Virginia Landi
fotografia manifesto Sara Meliti
direttore di produzione Elisa Mondadori
produzione Manifatture Teatrali Milanesi/in collaborazione con Idiot Savant
con il contributo di NEXT 2021