RIFLESSIONI SU ALCESTI

Annastella Mogini, 2C, Liceo Scientifico “Alessandro Volta” 

Voci sussurranti, luci soffuse, un ambiente buio e scuro: è cosi che inizia lo spettacolo di “Alcesti, una donna”. Il coro, rappresentato da un solo attore, nonché regista del dramma, è la prima figura ad entrare in contatto con il pubblico. L’uomo vestito di abiti semplici, quasi sportivi, narra il prologo.

La scenografia, essenziale e spartana, è costituita di sacchi della spazzatura annodati tra loro, che vogliono rappresentare una situazione semi-apocalittica, dove anche solo avere una “casa” è una grande risorsa. Il coro narra della storia di Alcesti, che ha deciso di morire al posto del marito. Entrano in scena gli attori che recitano le parti di Alcesti e Admeto, sofferenti per l’imminente morte. Le grida di dolore riempiono il palco, così come la platea. La morte di Alcesti, nonostante le scene di sangue siano ritenute oscene nel teatro greco, viene rappresentata sul palco, per generare emozioni più intense negli spettatori. La scelta del regista di rappresentare cosi la tragedia è interessante: portarla all’estremo, in una situazione simil apocalittica, per ragionare su come gli uomini reagiscono.

La decisione di sottolineare alcune emozioni dei protagonisti per dare uno spunto di riflessione al pubblico mi ha fatto pensare: la rabbia di Admeto nei confronti del padre per non essersi sacrificato e l’umanità di quest’ultimo, che ama la sua vita e non è disposto a darla per suo figlio; il rimorso di Ercole per le azioni da lui perpetrate e l’imbarazzo tra marito e moglie quando Alcesti viene riportata nel mondo dei vivi. Tutto questo ha avvicinato il pubblico alla storia e ha permesso l’immedesimazione nei personaggi.

Ma ciò che ho apprezzato di più di questo spettacolo è stata la focalizzazione del regista sulle mani, il simbolo più emblematico delle azioni che facciamo e delle conseguenze che queste hanno su di noi. In particolare mi ha colpito molto il senso di colpa e l’odio di Ercole verso sé stesso e le proprie mani, assassine della sua famiglia. Guardando questa rappresentazione della tragedia greca di Alcesti sono stata portata a provare emozioni, come stupore e senso di immedesimazione, e a ragionare su altre, come la rabbia e il pentimento, che non avrei pensato di affrontare, conoscendo la storia originale. Dunque credo sia uno spettacolo da cui trarre diversi spunti di riflessione e immaginazione e per questo trovo “Alcesti, una donna” molto stimolante.


ALCESTI, UNA DONNA

da Euripide
regia e riscrittura Filippo Renda
con Beppe Salmetti, Filippo Renda, Irene Serini, Luca Oldani
scene e costumi Eleonora Rossi
disegno luci Fulvio Melli
suono Dario Costa
consulenza Maddalena Giovannelli
assistente alla regia Virginia Landi
fotografia manifesto Sara Meliti
direttore di produzione Elisa Mondadori
produzione Manifatture Teatrali Milanesi/in collaborazione con Idiot Savant
con il contributo di NEXT 2021